venerdì 27 marzo 2009

Minipost e fuga

Giusto per una questione che mi sta a cuore, e porcaputtana quanto mi fa incazzare:

Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

martedì 24 marzo 2009

A presto, però

In questi giorni, quando non sto finendo di scrivere la tesi, ascolto questo disco e guardo le bellissime puntata di questa vecchia serie Tv.
Tempo e voglia per il blog, pochi.

venerdì 20 marzo 2009

Love, love them do (bloggata pro Beatles, #5)

Poi sono arrivati i miei amici rockettari, a portarsi via il primato della musica a tutto volume, legando l'idea di rock duro e puro ai decibel che fanno tremare la stanza, con tutto il seguito di schitarrate, urla, batteria a seimila all'ora eccetera.
Balle: è sufficiente mettere su In my Life a palla, sentire l'accenno di chitarra e l'attacco della strofa, per farsi portar via dalla melodia pazzesca di sta roba, e cantarla tutto il giorno a squarciagola.
There are places, I remember...


mercoledì 18 marzo 2009

Altrimenti è un complotto

Naturalmente, per noi che stiamo dalla parte giusta della barricata, che De Magistris sia indagato dalla procura di Roma per le ipotesi di reato di concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio, non è assolutamente un problema, in relazione con la sua candidatura alle elezioni europee nella lista di Di Pietro.
Tuttavia, ci chiediamo se lo sia per De Magistris, e per Di Pietro.

Mezzo vuoto e mezzo pieno

Un centinaio di deputati del Pdl protestano per la mozione di fiducia sull'approvamento del ddl sicurezza: ci sono dentro norme inaccettabili, dicono.
E ok, è una buona notizia.
Dopodichè, accorgersene prima no?

martedì 17 marzo 2009

Italiani brava gente

Ancora sulle ronde, il giornalista Alessandro Gilioli racconta attorno a chi gira l'organizzazione della vigilanza nel quartiere in cui vive lui.

Quando la zebra sogna non vuole rogna

Visti i nomi protagonisti di questa storia, ci sarebbe da ridere, se non fossero brutte notizie. Ieri, l'esercito malgascio, guidato dal colonnello Noel Rakotonandrasana, ha rimosso il presidente Marc Ravalomanana dal potere.
Insomma, in Madagascar c'è in ballo un casino pazzesco, di cui si è molto occupato il solito Francesco Costa.

Love, love them do (bloggata pro Beatles, #4)

Prima o poi ci dovevo arrivare, al primo disco: Please please me, 1963.
Poche invenzioni, poche ricercatezze: chitarre incisive, gran lavoro sulle voci, un po' di baccano e melodie a piovere, il tutto rielaborando il rock'n'roll che riecheggiava di là dall'oceano.
I saw her standing there è la canzone che apre l'album. Paul l'ha scritta marinando la scuola con John, una mattina di settembre nel 1962.
Testo: c'era una diciassettenne bellissima, e mica potevo mettermi a ballare con un'altra, dopo averla vista. E adesso che ci ho ballato, mica posso mettermi a ballare con un'altra, dopo aver ballato con lei:



lunedì 16 marzo 2009

It's The End of the World as We Know It (And I Feel Fine)

Bella idea, e solenne sbattimento: comporre il video con la 30sima immagine pubblicata da Google, usando frasi della canzone come chiavi di ricerca.
Il pezzo poi è bellissimo, ma questo ce l'aveva già spiegato Ligabue.

Cosa resterà, di quegli anni '80

Ricapitolando

  • Le prime esperienze delle ronde hanno già creato dei casini.
  • Una prostituta clandestina, per paura di essere denunciata, ha trascurato una malattia di cui poi è morta.
  • Nel ddl sicurezza è prevista una misura che impedisce la registrazione all'anagrafe di bambini nati in Italia da immigrati senza permesso di soggiorno, con tutti i disastri burocratici che ne seguono: basti pensare a istruzione e sanità.
Bel governino, che abbiamo.

You can't believe it's happening

Della storica partita fra Harvard e Yale avevo scritto una roba veloce qui. Salta fuori che è in uscita un film, su questa grande storia, che pare sia bellissimo.

venerdì 13 marzo 2009

Parecchi di questi giorni

Francesco Costa segnala il compleanno del Web: 20 candeline.

Love, love them do (bloggata pro Beatles, #3)

Capisci che i Beatles ti stringono in pugno quando a una festa della birra dalle parti di Lodi spendi 15 euro per il vinile di Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band: e sai di non avere un giradischi su cui suonarlo.
Uscito nel '67, Sgt. Pepper sta giusto a metà fra l'affievolirsi dell'impallinamento duro dei fan pettinati (Beatlesmania, sì) e il mix di controcultura, sterzata psichedelica e sbronza hippie da cui è caratterizzata la cosiddetta estate dell'amore.
Quelli parlati dicono che sto disco è costruito su un giusto equilibrio fra gli elementi seminali (che propongono robe nuove che poi fanno gli altri, come chi semina fa crescere le piante) e quelli commerciali (che spaccano in classifica e fanno aprire il portafogli).
Di 'sto disco, mi è sempre piaciuta da matti When I'm sixty-four. E' una filastroccona con clarinetti, cori e un arrangiamento leggerissimo.
Cantando, il ventincinquenne Paul McCartney si fa delle domande su come sarà la sua vita a 64 anni, e su come lo vedrà la sua donna, e i loro nipotini sulle ginocchia: Vera, Chuck e Dave, eccetera.
Will you still need me, will you still feed me, when I'm sixty-four: poi i 64 li ha passati da un po' ed è ancora un mito, la miseria.



Non chiamiamolo ricambio generazionale


"In questi giorni in Parlamento si discute la possibilità di permettere il Product Placement, ovvero il piazzamento di prodotti di marca, all'interno di programmi tv, fuori dai canonici spazi pubblicitari, così come avviene da qualche anno per i film al cinema. Il governo sostiene questa proposta, l'opposizione cerca di osteggiarla di default, adducendo il rischio per i minori (ma di questo ne parlerò più avanti).
Io sulla questione sono combattuto: comunicare e promuovere i prodotti attraverso modalità "non convenionali" mi dà da mangiare, e quindi aprrovo e caldeggio questa eventualità; dall'altra mi fa un po' paura, perchè penso alla giungla e al bordello che si può creare dando carta bianca a operatori del settore senza un minimo di gusto o di senso della misura.
Devo dire che mi fanno un po' sorridere le critiche dell'opposizione: il fatto che arrivino dalla sinistra non è determinante, sono certo che se la destra si fosse trovata nella stesse situazione avrebbe tirato fuori le stesse argomentazioni.
Insomma, pensate forse che i minori non siano già abbastanza sottoposti (o, se volete, potete usare il ridondante verbo "bombardati") dalla pubblicità per strada, nei break pubblicitari, in rete? E pensate forse che non abbiano già maturato degli anticorpi che gli permettono naturalmente e inconisamente di discernere cosa è pubblicità e cosa no?
Il problema è che in tema di comunicazione, new media e pubblicità gli anziani parlamentari italiani - di destra, vedi l'imbarazzante proposta Carlucci/D'Alia, ma anche di sinistra - sono rimasti fermi agli anni '80, quando in realtà i cambiamenti nel frattempo sono stati epocali, e non riescono a stare al passo con la contemporaneità. In questo caso l'opposizione per contrastare la proposta del governo avrebbe dovuto porre dei limiti tecnici un po' più strutturati nei confronti del product placement selvaggio, invece di infilare la problematica dei minori , di cui la politica si ricorda solo quando gli pare."

giovedì 12 marzo 2009

I quindici corsi universitari più strani d'America

Qui.
Io li farei tutti.

Finestre insaccate

Io non voglio fare sensazionalismo anti-Windows, ma qui in fianco a me, in università, una ragazza stava facendo robe col pc quando, a un certo punto, innavertitamente, la schermata si è capovolta a testa in giù.
Come se fosse arrivato un tizio e avesse appeso lo schermo, come un salame, sì.

Marcatori di turno: Torres, Gerrard, Messi, Henry, Eto'o, Drogba, C.Ronaldo. Non è un mistero cosa ci manchi

La partita di ieri sera l'ho vista con diverse distrazioni, e quindi non saprei parlarne con precisione. Quello che mi sembra chiaro è che siamo stati eliminati da una squadra più forte, e che l'impresa necessaria alla qualificazione non è stata compiuta. Mi dispiace molto, anche se ogni anno ho sempre meno illusioni sulla Champion's.
Come fatto notare dal sito dei soliti interisti, comunque:

Determinante un errore arbitrale: con sessanta minuti di recupero invece di due, ora saremmo nei quarti.

mercoledì 11 marzo 2009

Lunghe vedute

Qui non ce ne siamo accorti (o magari non me ne sono accorto io) e se ne sono accorti in USA: l'8 marzo il giornale del Vaticano ha fatto uscire un articolo in cui sostiene che l'invenzione della lavatrice ha migliorato la condizione delle donne più della pillola e del diritto al lavoro.
(A pensarci bene, che non ce ne siamo accorti è un bel segnale, però)

Love, love them do (bloggata pro Beatles, #2)

Poi cresci, e scopri Rubber Soul.
Se nasci negli anni '80 e non hai genitori particolarmente fissati con la loro musica, ai Beatles ti avvicini molto grazie a compilation rossoblu e mix trovati chissà dove. Non colleghi i loro pezzi a una collezione coerente e allestita da loro, non li consideri parte di un disco di 12 canzoni uscito in un anno preciso, in un momento preciso, al di là delle logiche commerciali post mortem: li frequenti un po' come se fossero esposti in un museo.
E dato che nel frattempo ti sfondi le orecchie di musica punk, esclusi pezzoni giganti tipo Hey Jude e Come together ti piacciono solo i primi Beatles, i primissimi.
Poi cresci, appunto, e scopri Rubber Soul.
E ti accorgi che dal '65 in poi i nostri ne hanno infilate a iosa, di canzoni, da farci la traversata della manica a nuoto, andata e ritorno, per chiedere scusa di avere snobbato tutto il secondo periodo senza aver nemmeno uno straccio d'idea delle sue cose formidabili.
Think for yourself l'ho scoperta grazie alla colonna sonora di Yellow Submarine, e mi ha colpito più di altre per la chitarra elettrica trascinata e il cantato di George Harrison, scazzato nei toni ma severo nei contenuti.
E' abbastanza mia come canzone: non che mi ricordi qualcosa o abbia un testo particolare. E' che non è nemmeno nelle 50 più famose che hanno fatto, in Rubber Soul è uno dei pezzi minori, in tanti non la conoscono, ma io l'ho ascoltata un miliardo di volte; se non altro per il modo fantastico con cui introduce il ritornello: Do what you want to do...


martedì 10 marzo 2009

Perentorietà

Io lo so che conviene vivere con poche certezze e tanti dubbi, che pensare di saperla lunga su tutto è la più grande dimostrazione d'ignoranza e che bisogna sempre essere capaci di mettere in discussione quello in cui si crede: perchè le cose cambiano, e richiedono un corrispondente adeguamento delle nostre opinioni.
Provvisto di questa carica di buoni pensieri, oggi, dopo anni, ho bevuto una lattina di chinotto.
Fa sempre schifo, madonna.
(Commenti chiusi: non accetto discussioni)

lunedì 9 marzo 2009

Love, love them do (bloggata pro Beatles, #1)

Quei grandi scivoli a forma di eliche nel luna park non c'entravano molto con la storia della musica, prima che gli Who scrivessero I can see for miles.
Verso la fine degli anni '60, la musica rock non aveva ancora sviluppato le sue potenzialità più violente e casinare: il gran baccano degli strumenti stava germogliando proprio in quegli anni.
I grandi artisti, delle volte, sono come dei bambini: fanno cose stupide, cedono a capricci inutili e vivono sentimenti tanto frivoli quanto ambiziosi.

Queste tre cose per dire che quando Paul McCartney lesse su un giornale che I can see for miles era stato definito il pezzo più rumoroso e selvaggio della storia del rock, pensò una cosa semplice e infantile: "Oh well, we'll do one like that, then."
E scrisse Helter Skelter.
Helter Skelter
sta dentro il disco omonimo dei Beatles del 1968, generalmente conosciuto come White Album.
Rispetto agli standard melodici del gruppo, Helter Skelter è una canzone che non ci credi.
E' un rockaccio frenetico (urlato da Paul quanto basta) che alterna sequenze di gran tiro a momenti armonici e corali, ma comunque tormentati. George Harrison ci fa delle cose con la chitarra, che se l'avesse visto George Harrison qualche anno prima l'avrebbe mandato al manicomio.
Il testo è una roba di scendere e risalire (da cui la cosa degli scivoli), di essere confusi sentimentalmente e di dire alla morosa che non sa ballare.
Il testo, poi, ha una sua rilevanza nella vicende legate a Charles Manson e alla sua family di criminali.
Ma quella è tutta un'altra storia, rispetto alle meraviglie di questo pezzo:


venerdì 6 marzo 2009

There are places, I remember

Allora.
Il post sui Beatles, a pensarci bene, è impossibile. O lo faccio di due righe o di due chilometri, non riesco a trovare una via di mezzo.
Quindi propongo una cosa seriale, che va avanti nel tempo. Ogni tanto, a intervalli irregolari, scrivo un post su un loro pezzo. Breve o lungo, si vedrà di volta in volta.
Potrebbe essere un buon modo per uscire dagli schemi della solita adorazione globale (legittima, chiaro: ma lasciamola ai servizi dei tg), o dalla contrapposizione periodo pettinato - periodo sfasciato.
Di sicuro, riporterebbe i Beatles all'unità di misura minima e fondamentale della loro musica (e non solo loro): le canzoni.
O almeno spero.
Su questo pochissime regole, direi, nemmeno cronologiche: un brano qualsiasi va bene, purché sia loro.
Naturalmente Nich e Gio invitati a partecipare, nei modi che riterranno più utili.
Io comincio più tardi con il take #1.

giovedì 5 marzo 2009

Ma va in onda tutti i giorni?

Gente, ma voi l'avete mai visto il tg4?
No, non per due minuti perchè scanalando avete visto Fede con dietro un vidiwall che raffigura Prodi con la faccia da pirla.
E anche Blob non vale: avete mai visto, davvero, il tg4? Su Retequattro alle 18:55?
Io ieri e oggi sì, spinto da una certa deriva trashomane che ho applicato a diverse stronzatone televisive, negli anni.
E sapete cosa vi dico?
E' una cosa da pazzi, ed è molto peggio di come se ne parla. Supera di gran lunga il già enorme vizio del berlusconismo servile. Formalmente è poverissimo, non dice una roba interessante e parla di attualità con la passione esattamente opposta di quella del suo direttore per il Cav.
Mi ha dato l'idea di qualcosa di stanco, cinico e superficiale.

Mi sa che non lo guardo più.

Grandi cose cambiano

La digitalizzazione online di molti libri da parte di Google (ne avevo scritto velocemente qualche settimana fa) ha innescato il vecchio dibattito sul rapporto fra web e diritti d'autore, spendendo il solito fiume di parole in posizioni schematiche e contrapposte. Oggi ho letto un articolo sul sito dell'Unità che mi sembra faccia grande chiarezza:

Primo punto. Gli editori si preoccupano che i loro libri possano essere messi gratis sulla rete, senza il pagamento del diritto d’autore. Google risponde che inserisce soltanto i libri fuori commercio, o non più in catalogo. Se è vero, ha ragione Google. C’è una clausola di tutti i contratti editoriali che dice una cosa: se il libro non è più ristampato dall’editore, i diritti tornano in possesso dell’autore, che ne può fare quello che vuole. Dunque se Google mette on line saggi e romanzi che non sono più ristampati dagli editori, non deve pagare gli editori, ma semmai deve chiedere il permesso e una liberatoria agli autori. È diverso se Google invece pubblica libri in catalogo. In quel caso i diritti sono degli editori. E i diritti d’autore per fortuna non sono ancora morti, come vorrebbero molti. Ed è giusto difenderli.

Secondo problema. Il paragone con la musica. E l’uso del libro digitalizzato. Nessuno leggerà, neanche stampandoselo, un libro trovato sul “Book Search” di Google. Perché Google non serve a leggersi i libri, ma semmai a consultarli. Ed è importantissimo che l’opera di digitalizzazione delle biblioteche su Google prosegua e sia la più estesa possibile. Perché vuol dire che è possibile cercare anche una sola frase di un testo in un oceano di libri, e la possibilità di trovare connessione, rimandi, parallelismi è infinita e utilissima.

Aggiungon solo che i diritti d'autore non sono ancora morti perchè non moriranno mai: ieri ho chattato con uno che si diceva convinto di come "per forza la musica diventerà tutta gratis fra qualche anno" e cazzate del genere.

Se non funziona, corrompiamo Van der Saar

Notando le reazioni incazzatissime di giornalisti, federazione e tifosi bianco e rossoneri alla dichiarazioni di Mourinho, considerando il fatto che fra sei giorni l'Inter si gioca un grosso pezzo di stagione e dando per scontato che il portoghese tutto sia fuorchè un imbecille, mi vien da pensare che la sfuriata del mister fosse premeditata e pianificata.
Con quali scopi e quali effetti non ne ho idea. Forse vuole attirare molte attenzioni e critiche su di sè per alleggerire le tensioni sulla squadra. Chi lo sa.
Di certo, è una strategia comunicativa.
Per adesso è servita a prendere 3 pere in Coppa Italia, hai visto mai che serva a battere il Manchester.
ps: quando uno è incazzato, l'accento portoghese è uno spasso.

mercoledì 4 marzo 2009

Non siamo soli, dopotutto

Piccole cose cambiano

Calcoli il candidato la quantità quotidiana di sms che non viene più spedita da quando il social network Facebook permette, previo avviso di qualche giorno, di augurare buon compleanno ai propri amici.

martedì 3 marzo 2009

If, come il pezzo dei Pink Floyd

A me sta cosa che gli osservatori spaziali si siano accorti solo due giorni prima che un superasteroide sarebbe passato vicino -parecchio vicino- alla Terra fa molto sperare.
Magari mi sbaglio io, molto probabilmente mi sbaglio io, e se quell'affare enorme e funesto fosse stato in rotta di collisione con il nostro pianeta se ne sarebbero accorti molto prima: vai a sapere che strumenti usano per ste robe, i cervelloni.
Ma se non mi sbaglio, mi vien da pensare che in due giorni non è che si possa allestire chissà quale superpiano di salvataggio (escluso Bruce Willis) per la sorte di noialtri.
E allora: se non mi sbaglio, ma magari mi sbaglio, molto probabilmente mi sbaglio, il messaggio di speranza che arriva da là fuori non può che essere questo: razza umana, sai che c'è? Ogni tanto c'hai un culo della madonna.

Ti curiamo, Eric Roth

Sulle somiglianze fra Benjamin Button e Forrest Gump, di cui parla Nich, c'è anche un video che circola in rete:


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A me il film è piaciuto molto fino a quando vanno a Parigi. Poi, sempre meno.

lunedì 2 marzo 2009

Abu Ghraib, Iraq

Bel posticino, è diventato.


Forse se fosse tridimensionale

Un uomo intelligente un giorno spiegherà per bene quanto profondamente Wikipedia stia trasformando il nostro rapporto con il "sapere le cose", e come la rapidità e il dinamismo con cui ci stia riuscendo siano semplicemente impareggiabili.
Intanto io sabato ho scoperto cose su Baltimora, su Paperon de' Paperoni, su Michael Crichton e sul concetto logico del se e solo se.
E non riesco davvero a immaginarmela meglio di come è già ora, Wikipedia, consapevole del fatto che è in continuo progresso.

Non è Google, però è quasi meglio

Searchme, un motore di ricerca davvero interessante.